Dinanzi ad una platea desiderosa di accoglierlo e di ascoltarlo, ha fatto il suo ingresso il magistrato Catello Maresca accompagnato da don Stefano Giaquinto, che lo ha voluto per avvicinare ancora una volta i ragazzi della comunità parrocchiale di San Michele alle questioni legate alla lotta alla criminalità, ancora troppo spesso presente nei nostri territori. Una serata in cui tutti i ragazzi hanno mostrato un forte spirito di compartecipazione e, nel pieno coinvolgimento, hanno posto interessanti domande incentrate sul senso della vita. Catello Maresca ha parlato ai giovani di sè, della sua esperienza di magistrato della direzione nazionale antimafia. Il pubblico presente ha assistito alla visione di un video, immagini “parlanti” attraverso cui il magistrato ha confessato che uno dei più grandi parchi divertimento al mondo l’Eurodisney, prima di approdare a Parigi, sarebbe dovuto sorgere nei pressi di Afragola. Napoli era la città designata ad ospitare una mega struttura che avrebbe garantito sviluppo economico, incremento occupazionale, flusso turistico. La camorra ha detto NO! Impedendo con ogni mezzo la nascita di un sogno. Nei suoi 10 anni passati a studiare i bunker dei capi mafiosi come Michele Zagaria, Catello Maresca ha compreso che esiste una vera propria biografia criminale che diviene autobiografia di un popolo e di un territorio. “Tutta la mafia è un mondo capovolto. I mafiosi abitano sottoterra, parlano con il sottotesto, utilizzano un soprannome. La mafia si nasconde e si maschera nell’opposto“. Per essere più incisivo e diretto ai ragazzi, il Pm si è soffermato sul valore diseducativo, culturalmente deviante e mortificante di una fiction come “Gomorra” di Sollima, basata sul lavoro bibliografico di Roberto Saviano, in cui non esiste una figura che rappresenti il giusto, la legalità, la legge è che tende ad osannare una mentalità criminale che sta diventando d’esempio per la massa. Catello Maresca incarna un messaggio univoco, quello secondo cui bisogna smontare questo sistema infetto di valori, affinché la corruzione non diventi un patrimonio trasmesso alle generazioni future che ne pagheranno il prezzo più alto.
Giovanna Longobardi per Vivi Casagiove
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